Come l’intelligenza, la densità di popolazione e la socialità condizionano la felicità nell’epoca moderna.
Le persone ad alto potenziale sono un gruppo di individui accomunati da caratteristiche peculiari che li distinguono dal resto della popolazione. L’ articolo citato in calce conferma indirettamente quanto si osserva frequentemente nell’esperienza clinica; non sempre hanno gli stessi bisogni dei loro coetanei normodotati e alcuni comportamenti considerati come atipici o bizzarri in realtà sono soltanto specificità di questo sottogruppo che li accompagneranno per tutta la vita. La ricerca ha preso in considerazione due fattori in particolare che differenziano il mondo odierno da quello del passato: la densità di popolazione e la frequenza di socializzazione con i cospecifici.
Lo studio, condotto su soggetti americani, ha dimostrato che la densità di popolazione risulta negativamente associata alla soddisfazione di vita: maggiore è la densità di popolazione, minore sarà la soddisfazione di vita percepita. Ciò è coerente con la “teoria della felicità della savana” poiché una minore densità di popolazione è più vicina a quella dell’ambiente ancestrale, e provoca un maggiore benessere per la popolazione. La “teoria della felicità della savana” afferma che il cervello umano è equipaggiato per adattarsi alle condizioni dell’ambiente ancestrale ed è predisposto a percepire e rispondere agli stimoli esterni come se l’individuo vivesse ancora in quell’ambiente. Può dunque avere difficoltà a comprendere e affrontare situazioni che non esistevano nel mondo dei nostri antenati. Ad esempio, i nostri antenati vivevano in gruppi di circa 150 individui e i soggetti percepiscono disagio quando si trovano a contatto con un troppo elevato livello di densità abitativa. Il cervello si è comunque evoluto nel tempo per fronteggiare sfide che riguardavano la sopravvivenza. Individui più intelligenti possiedono una più elevata capacità di adattarsi e troveranno più facile comprendere nuove situazioni non presenti nel panorama ancestrale. Infatti nei soggetti più intelligenti l’associazione tra maggiore densità di popolazione e soddisfazione di vita è risultata meno accentuata in questa ricerca, giustificando le minori difficoltà ai cambiamenti che esperiscono. Un altro fattore che differenzia il mondo moderno da quello ancestrale è la frequenza di socializzazione con gli amici. Per i nostri antenati era di vitale importanza avere frequenti e intimi rapporti sociali, per compiere attività come cacciare e prendersi cura dei più piccoli. Nel mondo moderno è invece possibile sopravvivere senza avere nessun amico, ma ciò per il cervello non predisposto a questo tipo di situazione può causare alienazione, disorganizzazione sociale, depressione e avere un impatto negativo sulla soddisfazione di vita percepita.
Infatti la socialità risulta positivamente associata alla soddisfazione di vita, in accordo con la “teoria della felicità della savana”, poiché nell’ambiente ancestrale gli individui si alleavano e cooperavano frequentemente per garantirsi una maggiore sopravvivenza. Nei soggetti con un QI più elevato questa correlazione si inverte: quando hanno una maggiore socialità risultano infatti meno soddisfatti della loro vita. Questo risultato è coerente con l’esperienza clinica che rileva frequentemente un tratto di selettività nella ricerca di amicizie, privilegiando la condivisione di interessi, oppure la dedizione alle proprie passioni in solitudine rispetto ad una socialità più generica e superficiale.
Referenze: Li P., N., Kanazawa, S. (2015), Country roads take me home… to my friends: How intelligence, population density and friendship affect modern happiness in “British Journal of Psychology”, 107, 675-697